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REDDITOMETRO, E’ POLEMICA: NO A VESSAZIONE DEI CONTRIBUENTI-CONSUMATORI

Non solo Imu. Al centro della campagna elettorale, da qualche giorno, è finito anche il redditometro ossia lo strumento in mano all’Agenzia delle Entrate per effettuare controlli sulla coerenza tra i redditi dichiarati e le spese effettuate dal contribuente. Il dibattito si è acceso attorno alla sua applicazione: l’onere della prova per giustificare le spese che sforano di oltre il 20% rispetto al proprio reddito è a carico del contribuente. Su questo punto si sono sollevate una serie di voci che parlano di incostituzionalità.

Non bastava, infatti, il redditest che ogni contribuente può volontariamente effettuare in forma anonima (scaricando il software sul proprio pc) per verificare che le spese effettuate siano coerenti con il proprio reddito.

Con il redditometro è l’Agenzia delle Entrate (Decreto del Ministro dell’Economia, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio 2013) a scegliere il contribuente da controllare, verificando che il suo reddito dichiarato sia coerente con le 56 voci di spesa del redditometro. Per circa 30 di queste voci il Fisco potrà attingere a dati rilevati dalle banche-dati: ad esempio per i consumi elettrici prenderà i dati dalle bollette. Per le altre voci di spesa si metteranno a confronto eventuali dati emergenti dall’Anagrafe tributaria con le medie dell’Istat relative al tipo di famiglia cui appartiene il contribuente e alla sua area geografica.

L’Adusbef fa sapere che ha dato mandato ai propri legali “di impugnare in tutte le opportune sedi, dalle Commissioni tributarie al Tar del Lazio, il decreto ministeriale” sul redditometro. L’Associazione dei consumatori contesta proprio l’inversione dell’onere della prova. “Il nuovo redditometro – sottolinea l’Adusbef in una nota – è in palese violazione degli art.3, 24 e 53 della Costituzione e dello Statuto dei diritti del contribuente, poiché pone a carico del cittadino contribuente l’onere della prova, che in qualsiasi civiltà giuridica dovrebbe essere posto in capo all’amministrazione pubblica, la quale dispone di strumenti invasivi e di accesso ai conti correnti bancari e postali, non c’entra nulla con la lotta all’evasione, assomigliando ad uno strumento coercitivo teso a terrorizzare i contribuenti onesti piuttosto che gli evasori”.

Per l’Associazione dei consumatori “é solo un’inutile vessazione addossare l’onere della prova sulle spalle dei contribuenti, se l’amministrazione finanziaria già dispone tutte le informazioni”. Il Presidente Elio Lannutti ricorda l’ultima pronuncia della Cassazione (depositata il 20 dicembre 2012) secondo la quale è “il Fisco a dover provare l’incoerenza del reddito in ordine alla presunzione semplice dell’accertamento sintetico, essendo lo stesso redditometro uno strumento di accertamento sintetico che permette al Fisco di formulare solo una presunzione semplice non una presunzione legale, e quindi non può scaricare l’onere della prova sulle spalle del contribuente”. Adusbef sottolinea infine che il redditometro “invece di contribuire alla lotta all’evasione ed all’elusione fiscale, sta ottenendo l’effetto di un ulteriore risentimento dei contribuenti onesti, spesso perseguitati, verso il Fisco ed un vero e proprio Stato di Polizia fiscale”.

Anche Adiconsum chiede che la normativa sul redditometro venga rivista, eliminando quelle storture che rischiano di penalizzare i contribuenti più onesti. “La lotta all’evasione fiscale è una battaglia di civiltà – dichiara Pietro Giordano, Segretario generale Adiconsum – ma è anche una battaglia di equità che deve portare ad un abbattimento delle tasse nei confronti dei soliti noti, cioè i lavoratori dipendenti e i pensionati, che sono la parte più debole del Paese, oltre che i maggiori contribuenti”. Giordano denuncia anche il problema della retroattività, visto che l’Agenzia delle Entrate inizierà a controllare le dichiarazioni dei redditi del 2010. “Non è possibile che si chieda retroattivamente alle famiglie la conservazione delle ricevute e delle fatture dal 2009, equiparando la contabilità familiare alla contabilità aziendale, così come non è possibile che l’onere della prova sia a carico del consumatore e non dello Stato. Su quest’ultima stortura, tra l’altro, si è espressa anche la Corte di Cassazione. Vista l’enorme mole di dati in possesso dello Stato, compreso l’accesso ai conti correnti personali – conclude Giordano – oggi sono possibili tutti i controlli per colpire duramente i veri evasori fiscali e non accanirsi su chi, magari dopo 30 anni di sacrifici, si è permesso una vacanza di 3.000 euro”.

 

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