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Aggiornamento sul caso Banca Etruria

Sono molte centinaia, i consumatori che si sono rivolti al comitato UNC di Arezzo per richiedere assistenza nel caso dei titoli di Banca Etruria risultati insolvibili.

La nostra Associazione auspica una soluzione conciliativa mediante una procedura di arbitrato in attesa che il Parlamento renda definitivo il provvedimento legislativo che regola la materia.

Per quanto riguarda le cause civili non è possibile ad oggi prevederne il numero perché, nello stile del nostro Comitato, eventuali azioni giudiziarie saranno esperite solo ove avranno avuto esito negativo le procedure conciliative.

Salva-banche, l’Unione Nazionale Consumatori di Arezzo confida nella Magistratura

banca-etruriaÈ un groviglio economico e politico complicato quello che investe le conseguenze del decreto Salva-Banche e il futuro di migliaia di piccoli risparmiatori, che hanno investito in obbligazioni subordinate e ora si ritrovano senza più soldi nè risparmi. Le domande si rincorrono: è mancata la vigilanza? I risparmiatori potevano essere salvati? Di certo molte cose non hanno funzionato, se anche dall’Europa è arrivata l’accusa alle banche: “Vendevano alla gente prodotti inadatti”.

Nel mirino delle Associazioni dei consumatori sono finite un po’ tutte le autorità, dalla Banca d’Italia alla Consob. La mobilitazione è diffusa e una cosa sembra certa: i risparmiatori non erano consapevoli dei rischi legati alle obbligazioni subordinate. Cosa si poteva fare? Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha detto: “La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori”, aggiungendo poi: “Non possiamo vietare di vendere questo o quel prodotto. Non abbiamo poteri così ampi. E ricordo che a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è preposta un’altra autorità”. Secondo quanto scrive ll Sole 24 ore, sarà la Consob l’arbitro chiamato a decidere caso per caso sui danni subiti dai risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate: ci sarebbe un fondo di solidarietà con una dote iniziale di 80 milioni di euro, ma il sostegno previsto dal Governo (e solo parziale) andrebbe solo ai risparmiatori più deboli, i più penalizzati dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.

Dal canto loro le Associazioni dei consumatori affilano le armi. Questo perché, a fronte delle prove oramai incontestabili e certificate anche dall’Ue circa la vendita di “prodotti inappropriati a persone che non sapevano cosa compravano”, il Governo non sta fornendo le giuste risposte, e continua a parlare di briciole di indennizzo ai risparmiatori”.

Le Associazioni denunciano a loro volta che “il solito clientelismo all’italiana con finanza e politica a proteggersi l’uno con l’altro hanno provocato l’ennesimo scempio al risparmio del Paese. Il conto delle banche lo stiamo pagando noi”. E spiegano: “Sul fatto che le banche italiane abbiano avuto dei problemi a causa della crisi siamo tutti d’accordo. Ma quanto è accaduto con i subordinati delle 4 banche (BancaEtruria , CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) rasenta l’inverosimile: lo schema di salvataggio del Governo ha polverizzato un miliardo di risparmi di cittadini convinti che fosse un investimento sicuro. E’ vero che qualcosa si doveva pur fare, ma nessuno ci ha detto che i problemi si trascinavano da tempo.

Nessuno ci ha detto che Banca d’Italia, invece di commissariare le banche subito, ha chiesto di ricapitalizzare, il che ha portato molti altri piccoli azionisti a mettere denaro in banche mal gestite. Ma il denaro degli azionisti non è bastato, in tempi di crisi con l’economia a rotoli. Allora si spiega il disegno di sistema: raccogliere denaro, tanto denaro (50 miliardi!) con obbligazioni subordinate, spacciate per investimenti semplici, ma imbottiti di rischi. Siamo all’assurdo: tutti si sono prodigati per far sì che il risparmio finisse in prodotti speculativi”.

Sotto accusa c’è anche la Consob, che “conosceva i rischi di tali prodotti”. Le Associazioni dei consumatori chiedono di sedere a un tavolo di conciliazione paritetica con banche, Governo e associazioni che rappresentano i consumatori per “dare il giusto peso alle richieste di chi è più debole”. E spiegano: “Il Governo ora deve andare avanti e prendere tutti i provvedimenti necessari: capire bene se Consob e Banca d’Italia hanno responsabilità e quali, perseguire i responsabili e proteggere tutti i risparmiatori che sono stati truffati per non avere avuto le corrette informazioni sui propri investimenti. Ci vuole un fondo, chiamiamolo un fondo di ristoro, che rimborsi tutti coloro che hanno subito le conseguenze di una vendita inadeguata. L’Europa non può mettere becco in questo caso, dove sono gli aiuti di Stato? Non ci sono! C’è solo il rispetto del principio, quello sì tutelato dal diritto europeo, della protezione del risparmio”.

L’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro Bankitalia per accertare eventuali profili penalmente rilevanti in relazione alla mancata vigilanza e alla mancata comunicazione al mercato in merito ai rilievi fatti al management delle banche “salvate”.

Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato. In particolare, non lo ha fatto quando c’è stato l’aumento di capitale. Se lo avessero fatto, i risparmiatori non avrebbero certo acquistato le azioni e le obbligazioni secondarie e non avrebbero perso i loro soldi. Chiediamo al ministro Padoan ed al Governo di inserire, tra le misure, la modifica del decreto salvabanche, laddove impedisce ai consumatori l’esercizio dei loro sacrosanti diritti”.

 

Commerciante aretino “ringiovaniva” il contachilometri delle auto in vendita

Roma, 18 settembre 2015 – “Bene la reprimenda dell’Autorità Antitrust su quei venditori che ringiovaniscono il contachilometri delle auto usate in vendita”. E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori (http://www.consumatori.it), commentando il provvedimento n. 25569- PS 9752 a carico di un commerciante di Arezzo che adottava la ben nota pratica per tranquillizzare il consumatore e spuntare un prezzo migliore.

La sanzione irrogata è significativa (60 mila euro) e il commerciante ha avuto l’intimazione di interrompere la pratica; “il provvedimento dell’AGCM è illuminante per la categoria -commenta Raffaele Caracciolo, esperto di automotive dell’Unc- perché chiarisce inequivocabilmente le ragioni per cui la pratica di ringiovanire il contachilometri è contraria al Codice del consumo e costituisce un serio danno per il consumatore: si deve considerare, infatti, che nell’acquisto di un autoveicolo usato la percorrenza chilometrica complessiva del veicolo, indicata nel quadro strumenti, rappresenta uno degli elementi principali di valutazione di convenienza dell’offerta”.

E’ interessante un altro passaggio della sentenza: “deve considerarsi che la condotta in esame appare idonea a generare effetti pregiudizievoli per i consumatori anche successivamente al momento dell’acquisto, posto che coloro che hanno acquistato le vetture interessate dal presente procedimento dispongono di beni che non solo hanno un valore inferiore rispetto al prezzo corrisposto, ma possono presentare necessità di manutenzione, frequenza di controlli e tagliandi non prevedibili all’atto dell’acquisto”.

“Resta così affermato il principio fondamentale -commenta Caracciolo- secondo cui il prezzo è sì importante, ma a fare la differenza nell’acquisto di un buon usato è ‘da chi compri e non che cosa compri.’ Di qui il valore dell’iniziativa dell’ Unc di elaborare una nuova tecnica che si basa su uno schema predittivo messo a punto dall’associazione e applicato tramite un Software web based, per cui alterare il contachilometri significa trasformare eventi normali alla percorrenza effettiva in difetti di cui il professionista, oggi, non ha modo di evitare di farsene carico. L’acquisto di un veicolo non nuovo diventa sempre più scelta ragionata e consapevole, invece del salto nel buio percepito ancora oggi dalla maggior parte dei consumatori, che preferiscono acquistare da un privato piuttosto che da un professionista, rinunciando così alla seria tutela del Codice del Consumo”.

Per maggiori informazioni sull’acquisto di auto usate contatta i nostri esperti attraverso lo sportello.

Controlli delle Autorità sulle tariffe idriche: una buona notizia

Roma, 16 settembre 2015 – E’ partita una campagna di ispezioni congiunte tra l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico e il Nucleo speciale della Guardia di Finanza per verificare la corretta applicazione delle tariffe idriche 2012-2015 da parte dei gestori del servizio. Lo rende noto l’Authority, spiegando che, al termine dei procedimenti avviati, potranno essere decisi la riduzione della tariffa applicata e provvedimenti sanzionatori.

Un’ottima notizia, considerate le numerose segnalazioni che riceviamo dai consumatori per bollette astronomiche o irregolari. Non basta, però, sanzionare i gestori del servizio o abbassare ex post le tariffe gonfiate. Si devono ridare i soldi ai consumatori che hanno pagato più del dovuto” ha dichiarato Massimiliano Dona, Segretario Nazionale della nostra Associazione.

Non è accettabile che ai consumatori si facciano pagare i costi di investimenti che poi non vengono fatti. Le reti italiane continuano ad essere un colabrodo. Gli ultimi dati ufficiali ci dicono che per ogni residente si disperdono 144 litri al giorno, il 37,4%. Il tutto a fronte di un aumento delle tariffe che ad agosto è stato pari, su base annua, al 9,4%, ossia 47 volte l’inflazione media, ferma a +0,2!

Ricordiamo che per problemi di bollette è possibile contattare i nostri esperti attraverso il nostro sportello.

Campagna ispezioni

Di che cosa si sono lamentati i consumatori in questa estate 2015?

Di che cosa si sono lamentati i consumatori in questa estate 2015?

Ecco la classifica dei reclami giunti allo sportello Turismo (http://www.consumatori.it/sportello-turismo-viaggi/) dell’Unione Nazionale Consumatori.

Potremmo dividere i reclami sulle vacanze in tre grandi gruppi il 56% riguarda le vacanze rovinate, il 30% riguarda i trasporti e il 14% problemi con l’autonoleggio (Tabella-disservizi-turistici-estate-2015 e vedi tab. 1).

Andando nello specifico, per quanto riguarda la casistica di vacanza rovinata (scarica la tabella e vedi tab.2), quest’anno riscontriamo un boom di segnalazioni relative alle smartbox e in particolare RegalONE e Movebox. Il 38% delle segnalazioni di vacanza rovinata, infatti, riguarda quei consumatori che volevano approfittare del periodo estivo per usufruire del voucher contenuto nel cofanetto regalo, ma non sono riusciti a prenotare in alcuna struttura alberghiera in quanto le società distributrici dei buoni sono inadempienti (leggi a riguardo Regalone e Movebox: cosa fare? http://www.consumatori.it/articolo/regalone-e-movebox-cosa-fare/). Il 26% delle segnalazioni riguarda poi i pacchetti tutto compreso in cui non sono stati rispettati i vincoli contrattuali; il 21% dei reclami è relativa a sistemazione alberghiere insoddisfacenti, mentre un 15% sono vere e proprie truffe.

La tabella 3 spiega quali sono i mezzi di trasporto dei quali i consumatori si sono lamentati di più quest’estate: al primo posto con il 60% delle segnalazioni troviamo i problemi con gli aerei, seguiti dScarica la tabellaai treni (22%) e i traghetti (16%). Andando nello specifico del tipo di disservizio, scopriamo che il 33% delle segnalazioni è relativa alla mancanza di assistenza in aeroporto (per la maggior parte legato ai problemi con l’incendio di Fiumicino dei primi di agosto); abbiamo poi un 25% di denunce su ritardi o cancellazioni quasi a pari merito con il 23% di casi di smarrimento dei bagagli. Abbiamo, poi, l’11% di segnalazioni riguardanti i casi di overbooking, mentre nel rimanente 8% generico troviamo numerose lamentele sui costi soprattutto per quanto concerne i traghetti.

Un altro settore che quest’anno ha segnato un picco di reclami è quello dell’autonoleggio: il 52% delle segnalazioni riguarda addebiti non dovuti sulla carta di credito per presunti danni al veicolo o carburante non sufficiente; 34% delle lamentele è sulla richiesta di extra al momento della sottoscrizione per servizi aggiuntivi rispetto alla prenotazione online, ma dobbiamo anche registrare un cospicuo numero di segnalazioni (all’interno del 14% generico) di chi ci scrive lamentandosi di non aver potuto noleggiare l’auto, pur avendo fatto la prenotazione online perché non aveva la carta di credito ma solo la prepagata (Scarica la tabella e vedi tab.5).

In caso di problemi di turismo, viaggi e vacanze rovinate è possibile contattore l’associazione attraverso il nostro sportello. L’Unione Nazionale Consumatori si occupa con successo di reclami turistici da oltre trent’anni, quindi i nostri esperti sono in grado di fornire la migliore assistenza ai consumatori che ci segnalano disservizi e fregature di qualsiasi genere.

Autore: Simona Volpe

Data: 15 settembre 2015

ISTAT: aumentano i prezzi del carrello della spesa

carrello-spesa-crisi_o_su_horizontal_fixedRoma, 14 aprile 2015. – “L’aumento dei prezzi del carrello della spesa dimostra che la deflazione non c’è mai stata per la massaia italiana. La spesa di tutti i giorni continua ad aumentare nonostante la crisi e la riduzione dei consumi. Un dato preoccupante in previsione dell’uscita dalla crisi e, si spera, della ripresa della domanda” ha dichiarato Massimiliano Dona (segui @massidona su Twitter), Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori, commentando il dato Istat secondo il quale a marzo i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono saliti su base annua dello 0,8%.

Secondo i calcoli dell’Unione Nazionale Consumatori, per una coppia con 1 figlio l’aumento dello 0,8% del carrello della spesa significa pagare, in termini di aumento del costo della vita, 54 euro in più su base annua (cfr tabella). Per un pensionato con più di 65 anni sono 30 euro in più, mentre per un single con meno di 35 anni si tratta di 36 euro. Il maggior aumento per la tradizionale famiglia italiana: una coppia con due figli spenderà 55 euro in più.

Analizzando i dati dell’inflazione per città, la palma del risparmio spetta a Bologna, dove l’abbassamento dei prezzi dello 0,9% consente ad una famiglia di 3 persone di risparmiare 343 euro su base annua, in termini di riduzione del costo della vita. Al secondo posto Firenze, con 208 euro, seguita da Trento, dove una famiglia di 3 persone può risparmiare 182 euro.

Bolzano, invece, registra il maggior aumento dei prezzi (+0,6%), confermandosi la città più cara d’Italia, con un aggravio di spesa di 276 euro su base annua, sempre per una famiglia da 3 componenti. Seguono, come città più care, Potenza (109 euro) e Roma. Una famiglia romana di 3 persone spende, su base annua, 65 euro in più per l’aumento del costo della vita.

“Le 10 cose che non devono mancare nel supermercato ideale“

sainsbury-supermarket-580x358Sono le moderne cattedrali dello shopping, migliaia di metri quadrati a disposizione dei nostri acquisti: dal supermercato al grande outlet, da Ikea a Leroy Merlin, da Coop a Conad, da Esselunga a Carrefour. E potrei continuare con l’elenco delle insegne…

Luoghi dove ciascuno di noi trascorre del tempo, chi a caccia di offerte, chi per la comodità di fare la spesa in un unico luogo. Spesso demonizzate, queste grandi superfici commerciali stanno prendendo il posto dei piccoli negozi di quartiere. Un bene, un male? Forse una risposta definitiva a questa domanda rischierebbe di sconfinare nell’ideologia: dipende da cosa voglio comprare, come e quando. Ma soprattutto dalle attenzioni che questi operatori della Distribuzione moderna rivolgono ai consumatori…

Quel che è certo, infatti, è che il supermercato (chiamiamolo così per brevità) potrebbe essere migliore se si aprisse a un confronto più intenso con i consumatori e con chi li rappresenta: citerò uno studio dell’Unione Nazionale Consumatori che elenca i desideri dell’utenza. Sono le 10 cose sulle quali la Distribuzione moderna può fare meglio agli occhi dei consumatori:

1) prevedere strumenti più efficaci di interazione con la clientela: non solo con il classico punto di ascolto presso il supermercato (o il call center), ma anche App e altri canali digitali come i social network;

2) maggiori informazioni sulla provenienza dei prodotti, anche oltre le previsioni normative, a cominciare dall’introduzione in etichetta dell’informazione sullo stabilimento di produzione;

3) divieto di collocare i prodotti per bambini alle casse, così da non sollecitare gli acquisti di impulso dei più piccoli;

4) predisposizione dei prodotti all’interno del grande magazzino secondo le esigenze consumatore (e non secondo le tecniche di visual merchandising del supermercato): quindi prima l’acqua minerale, per evitare che schiacci altri prodotti, poi prodotti in scatola, quindi i freschi come formaggi, frutta e verdura e per ultimo i surgelati vicini alla casse, per non interrompere la catena del freddo;

5) impegno a non cambiare la disposizione dei prodotti solo per disorientare il consumatore e costringerlo a peregrinare per le corsie;

6) indicazione del prodotto più conveniente per facilitare gli acquisti di chi si indirizza ai prezzi più vantaggiosi;

7) impegno per la sostenibilità ambientale: dall’uso di materiali riciclabili ai contenitori per la raccolta delle batterie esaurite, dal divieto di uso della pellicola pvc per salumi e formaggi alla istallazione di termometri visibili al pubblico nei congelatori, fino alla corretta raccolta del RAEE;

8) seri investimenti sulla formazione degli addetti ai punti vendita anche per introdurre nuove figure di assistenti alla clientela che possano indirizzare il consumatore per trovare i prodotti tra gli scaffali e le notizie necessarie per acquisti di buon rapporto qualità prezzo;

9) migliore accoglienza per la clientela: dalla disponibilità di cartellonistica sui diritti di garanzia e post-vendita alla presenza di etichette “green” e di prodotti per particolari esigenze dei consumatori, dal contenimento delle file alle casse (offrendo percorsi privilegiati o automatizzati), alla disponibilità di aree wifi o per la ricarica di smartphone o tablet, fino a luoghi attrezzati per i minori o gli anziani;

10) sistemi di certificazione da parte delle Associazioni dei consumatori sulla qualità dell’informazione, i servizi di ascolto, la sicurezza prodotti (ad esempio tramite ispezioni o attività di mistery shopping che consentano di pervenire al rilascio di un trustmark di fiducia).

Insomma, perdonatemi la battuta, una sorta di “lista della spesa” per il mondo della Distribuzione che voglia intercettare i desideri dei consumatori. Abbiamo dimenticato qualcosa?

Fonte: Le 10 cose che non devono mancare nel supermercato ideale

Soppressione dei Consorzi di bonifica: legge giusta ma inadeguata

il-gioco-delle-tre-carteE’ stata diffusa sui media la proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati dall’Onorevole Marco Donati e da altri, per la soppressione dei Consorzi di bonifica.

L’iniziativa è da salutare con soddisfazione perché pone rimedio ad un modo demenziale di gestire i servizi pubblici locali e soprattutto mette fine a degli Enti medioevali che chiedono soldi ai cittadini senza averne la legittimazione democratica.

Tuttavia, dopo avere letto con attenzione la proposta di legge abbiamo scoperto  che i politici non perdono il vizio di riprendersi con una mano quello che danno con l’altra.

L’art. 2 della proposta prevede che i Consorzi siano soppressi e che le funzioni siano trasferite alle Unioni dei Comuni insieme con: a) le risorse pubbliche che già affluiscono ai Consorzi e b) la potestà di imporre contributi alle proprietà immobiliari che rientrano nel loro ambito di competenza, nel limite dei costi sostenuti per lo svolgimento delle loro attività.

Questo significa che i futuri balzelli, invece di arrivare ai cittadini dai Consorzi di bonifica arriverebbero dalle Unioni dei Comuni. Questo in Italia si chiama gioco delle tre carte

Secondo noi invece, la proposta dovrebbe prevedere che il finanziamento dei lavori di bonifica, per la parte non coperta dai trasferimenti regionali, sia posta a carico dei Comuni i quali, se credono, possono aumentare proporzionalmente e responsabilmente le aliquote delle imposte locali.

Siamo sicuri che l’Onorevole Donati vorrà formulare meglio la sua proposta spiegandoci che cosa non abbiamo capito. E magari consultando chi in rappresentanza di migliaia di cittadini si batte da anni per questa causa e sa che la reale volontà della gente non è quella di cambiare il nome del carrozzone ma di vedere i propri soldi spesi bene.

 

La tassa sui fossi la paghino i Comuni

LeviatanoI cittadini dei Comuni di Arezzo, Cortona, Castiglion Fiorentino, Foiano, Marciano, Lucignano, Monte San Savino e Civitella stanno ricevendo in questi giorni dal Consorzio di bonifica Alto Valdarno migliaia di avvisi e cartelle esattoriali per contributi vecchi e nuovi, non pagati e da pagare.

Le Associazioni dei Consumatori e i singoli cittadini hanno vinto migliaia di ricorsi contro questi balzelli medioevali, manifestando apertamente e chiaramente la contrarietà dell’opinione pubblica a questo tipo di tassazione impropria. Ma i Consorzi di bonifica continuano con protervia e arroganza a richiedere altri soldi ai cittadini.

Nessuno discute della necessità di fare la manutenzione dei fossi e dei corsi d’acqua. Quello che si contesta è il fatto che un Ente senza legittimazione democratica possa imporre di fatto balzelli sulla proprietà contravvenendo ad un antico ma fondamentale principio non scritto su cui si fondano tutte le democrazie: nessuna tassazione senza rappresentanza democratica.

Purtroppo la via giudiziaria non è sufficiente. I Comuni in primo luogo e poi la Regione Toscana si devono assumere la responsabilità di modificare le modalità di finanziamento di questi Enti, se proprio vogliono tenerseli. E siamo sicuri che la legislazione attuale lo consente senza alcuna modifica normativa previ accordi tra i Comuni e i Consorzi di bonifica.

La manutenzione dei fossi deve essere finanziata direttamente dai Comuni che sono gli unici Enti (dopo Stato e Regioni) ancora dotati di rappresentanza democratica e quindi legittimati a richiedere pagamenti ai privati.

La soluzione è semplice. Il Governo ha appena annunciato l’intenzione di unificare in una tassa unica IMU, TASI e TARI e di semplificare il sistema di tassazione locale coma sta già facendo a livello nazionale.

Pertanto, chiediamo che IMU, TASI, TARI e contributi di bonifica siano pagati ai Comuni con un’unica tassa sui servizi locali e che poi siano i Comuni a contrattare il servizio di pulizia dei fossi con i Consorzi di bonifica.

Starà ai cittadini valutare l’operato degli amministratori comunali e la corrispondenza tra i soldi pagati e i servizi ricevuti in cambio.

Se c’è la volontà politica di farlo, questo è il momento giusto. A meno che i Comuni non abbiano già trovato un accordo sottobanco con i Consorzi per ribaltare sui cittadini i costi di questi Enti inutili.

Se non si trova una soluzione politica a questa vicenda, il rischio é che in un momento di grave crisi come quello attuale, una scintilla di malcontento diventi rivolta.

BONUS SOCIALE ELETTRICO E GAS

Bonus sociale elettrico e gas. Di cosa si tratta e chi ne ha diritto.

Il bonus sociale è una riduzione sulle bollette di energia elettrica gas per le famiglie che vivono in una condizione di disagio economico. Vi possono accedere tutti i clienti domestici intestatari di un contratto di fornitura elettrica, per la sola abitazione di residenza, e che utilizzano gas naturale con un contratto di fornitura diretto o con un impianto condominiale se in presenza di un indicatore ISEE:
-non superiore a 7.500 euro;
-non superiore a 20.000 euro per le famiglie numerose (con più di 3 figli a carico).
Il bonus elettrico può anche essere richiesto, indipendentemente dall’indicatore ISEE, in caso di grave disagio fisico che renda necessario l’utilizzo di apparecchiature elettromedicali. Il valore del bonus varia a seconda dei componenti del nucleo familiare e, nel caso del gas, a seconda della tipologia di utilizzo e della zona di residenza. Il bonus va richiesto, attraverso i moduli previsti, al proprio Comune o attraverso i CAF (o altri istituti designati dai Comuni stessi). Per scaricare la modulistica e per tutti gli altri dettagli le pagine di riferimento sono quelle dell’Autorità per l’energia. http://www.bonusenergia.anci.it/